AVETE UN IMMOBILE CHE VOLETE METTERE A REDDITO E NON SAPETE QUALE CONTRATTO SIA IL PIU’ ADATTO A VOI IN TERMINI FISCALI PER RISPARMIARE SULLA TASSAZIONE ? NE ESISTONO DIVERSI.
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Come funziona la cedolare secca sugli affitti? Chi può contare sull’aliquota più bassa? A questi interessanti e particolarmente attuali quesiti ha risposto solamente qualche giorno fa un articolo pubblicato sul Corriere.it che si è occupato di chiarire alcuni importanti punti rispetto alle spese collegate alla casa.
In questo periodo, come sappiamo, molte sono le tasse che le famiglie italiane devono mettere a budget: dopo gli acconti di Imu e Tasi nel giro di poche settimane si dovrà versare il saldo delle imposte e il primo acconto.
Modello 730: quali novità sugli affitti
Una delle principali novità da ricordare riguarda proprio i contratti di locazione grazie all’applicazione della cedolare secca anche sugli affitti di breve periodo. Vediamo insieme quali sono le principali linee guida esposte dal Corriere per aiutare gli italiani nella compilazione della dichiarazione dei redditi.
Per ciò che riguarda gli immobili ad uso abitativo, l’Irpef può essere sostituita dalla cedolare secca con aliquota al 21% per i contratti a canone libero, mentre per quelli a canone concordato per il 2017 questa percentuale si riduce del 10%.
A livello generale la cedolare secca risulta essere più conveniente in quanto si può contare su un’aliquota più bassa rispetto a quella dell’Irpef e inoltre si risparmia l’imposta di registro annua del 2% e non si è obbligati a versare le addizioni locali. Nel caso in cui la cedolare secca sia stata applicata per la prima volta nel 2017 su un contratto già in essere, il contribuente dovrà versare l’Irpef solamente per il periodo precedente all’arrivo della tassa piatta.